Google ha recentemente perso una causa legale dove vedeva protagonista un noto avvocato Spagnolo il quale ha ottenuto il riconoscimento della Corte UE al diritto all’oblio digitale. Google ha risposto: “si tratta di una decisione deludente, per i motori di ricerca e per gli editori online in generale”.
Questo avvocato aveva richiesto la cancellazione di un documento, che lo ritraeva debitore di molte società, sia a Google sia alla testata editoriale online emittente. Entrambi avevano risposto negativamente così è iniziata una diatriba legale apparentemente senza fine. Il 14 Maggio di quest’anno è stata emessa la sentenza definitiva la quale obbliga Google e tutti i motori di ricerca a garantire il diritto all’oblio dell’utente.
Considerazioni personali
Ci sono ovvie ripercussioni sia dal punto di vista degli utenti sia dal punto di vista degli operatori del web che sono tutti coloro che anno un sito, un progetto o un’attività online.
Garantire il diritto all’oblio significa che Google deve investire ingenti risorse nell’analisi di non solo il suo database ma anche quello di altre società ed eliminare o intimare di eliminare i contenuti per i quali l’utente ha richiesto la cancellazione.
Da qui partono tre considerazioni che sono d’obbligo dal mio punto di vista:
- Io utente del web adesso ho il potere di controllare tutti i miei dati online ma perché? Io non ho il potere di controllare i miei dati nella vita cosiddetta “reale” perché dovrei poterlo fare con quelli della mia vita cosiddetta “virtuale”?
- Se appare un articolo su La Stampa online che parla delle mie opere perché posso farlo eliminare dal momento in cui che se apparisse in quella cartacea non potrei?
- I soggetti attivi del web sono obbligati ad ascoltare i soggetti passivi di cui parlano, il che significa un monopolio della notizia online.
Volendone una quarta: Google deve utilizzare ingenti risorse per garantire questo assurdo diritto di sparire dal web, risorse che potrebbe investire in google.org o in altri progetti ambientalisti con cui tale azienda è molto famosa.
Conclusioni
Garantire il diritto all’oblio digitale ha senso, e dal punto di vista dei soli utenti è una benedizione. Ma ha senso solo se a farlo è un’Agenzia Governativa studiata ad ‘hoc. Non costringiamo una multinazionale illuminata come Google che ha fatto e sta facendo davvero tanto per la popolazione mondiale a dirottare così tante risorse per garantire un diritto che sarà soltanto sfruttato in modo negativo dagli stessi utenti.
Approfondimenti
Per approfondimenti vi rimando all’articolo del Corriere della Sera.
Scrivete nei commenti cosa ne pensate di questa faccenda!