Di seguito è pubblicato un articolo di TheAppleLounge che spiega il salto di Steve di 40 posizioni.
Buona Lettura
Forbes ha pubblicato la nuova classifica delle personalità più potenti del mondo nel 2010. A sorpresa, ma nemmeno troppo, Steve Jobs fa un salto in avanti di 40 posizioni e guadagna il 17° posto. Lui e Rupert Murdoch sono gli unici capi d’azienda presenti nella Top 20, popolata in gran parte dai grandi nomi della politica e della finanza internazionale. Fa eccezione Bill Gates, stabile al 10° posto, che è in lista principalmente grazie alle sue attuali attività filantropiche con la Bill & Melinda Gates Foundation.
Se il CEO di Apple guadagna posizioni, ne perdono invece i due cofondatori di Google. Sergey Brin e Larry Page, che Forbes usa tenere a pari merito anche quest’anno, sono passati dalla 5a posizione del 2009 alla 22esima. Non mancano due new entry tecnologiche di spessore quali Mark Zuckerberg, al 40° posto e Jeff Bezos, CEO di Amazon, al 66°.
Forbes, nel profilo dedicato a Steve Jobs, segnala tutte le maggiori mosse azzeccate della sua carriera, compreso il recente lancio sul mercato dell’iPad. La 17a posizione del CEO di Apple è in ogni caso giustificata dalla sua influenza al di fuori della sfera tecnologica, quest’anno più “appariscente” del solito.
Di recente Jobs si è per esempio speso in prima persona per far approvare in tempi brevi un’importante riforma della legge sulle donazioni degli organi nello Stato della California. Il suo aiuto è stato fondamentale perché l’iter arrivasse a compimento in pochi mesi.
Basti poi pensare che il Presidente Obama (2° nella classifica di Forbes dietro Hu Jintao), in occasione del suo recente viaggio nella Silicon Valley ha voluto incontrare personalmente Jobs per discutere di innovazione, educazione e di altri delicati temi per il futuro del paese.
Anche il presidente russo Medvedev, durante la sua visita estiva in California aveva voluto conoscere Steve Jobs che in quell’occasione fece eccezionalmente da Cicerone all’importante ospite.
Forbes ha usato quattro criteri: l’influenza esercitata su un numero più o meno elevato di persone; la presenza di una ricchezza significativa; la capacità di manifestare il proprio peso su diverse sfere; l’effettiva detenzione del potere. «Valutando questi parametri- scrive Forbes – è Hu Jintao (67 anni) l’uomo più potente. Hu governa un miliardo e 300 milioni di persone, 1/5 della popolazione mondiale, e comanda sull’esercito più numeroso della Terra. Sotto il suo governo la Cina è diventata la seconda economia mondiale e, a differenza delle sue controparti occidentali, Hu può costruire città, cambiare il corso dei fiumi, censurare internet e incarcerare dissidenti senza l’intervento di burocrati e tribunali».
Di seguito ho cercato di riportare la classifica purtroppo non è completa perché ho dovuto integrare informazioni provenienti da molti siti web e questi non forniscono una continuità nelle posizioni.
1° Hu Jintao – Politico Cinese
2° Barack Obama – Presidente degli States
3° Abdullah – Monarca Saudita
4° Vladimir Putin – Primo ministro Russo
5° Papa Benedetto XVI – Definito da Forbes: “la più grande autorità morale sulla Terra per più di 1,1 miliardi di anime, 1/6 della popolazione mondiale”
6° Angela Merkel – Cancelliera Tedesca
7° David Cameron – Premier Britannico
8° Ben Bernanke – Capo della Federal Reserve
9° Sonia Gandhi
10° Bill Gates – per chi non lo sapesse è il presidente di Microsoft
11° Zhou Xiaochuan – Governatore della Banca della Cina
12° Dmitrij Medvedev – Presidente Russo
13° Rupert Murdoch
14° Silvio Berlusconi – Forbes: “dite quel che volete sul colorito premier italiano, ma è sempre lui a condurre il gioco”.
15° Jean-Claude Trichet – Governatore della Banca Centrale Europea
17° Steve Jobs – CEO di Apple
18° Manmohan Singh
19° Nicholas Sarkozy – Presidente Francese
20° Hillary Clinton – Segretario di Stato Americano
22° Sergey Brin e Larry Page – Co-Fondatori di Google
40° Mark Zuckerberg – Fondatore e CEO di Facebook
57° Osama bin Laden
66° Jeff Bezos – CEO di Amazon
68° Julian Assange – Fondatore del sito Wikileaks